Are they so?
Is not the past all shadow?
What are they?
Creations of the Mind?
(Lord Byron)
Eccola Erevan
dopo giorni di cammino
sul pianoro accidentato,
oltre il contrafforte appare
la città magica.
Salto giù dall’altura sassosa,
con un’enorme macchina da scrivere
stretta fra le mani alzate verso il cielo.
E’ proprio come l’Italia una penisola,
Erevan
Sorge nel mezzo del nulla e il sole
che picchia sulle basse terrazze
imbiancate di calce.
Eccola Erevan
l’ambita meta del viaggio.
Osservo alle prime case
sulla sinistra
un capannone di lamiera grigia.
Una vecchia auto, mi pare una Ford Capri,
che esce sgommando
e imbocca una strada malmessa
di polvere e ciottoli
verso chissà quale luogo
diretta.
Così Astiage re dei Medi
fece un sogno inquieto:
“Il figlio di Mandane sarà la rovina
del tuo regno”.
Forse converrà recarsi al Tempio di Esculapio,
che spieghino al re la veridicità della visione notturna,
e lo mettano in guardia
contro nemici e cortigiani.
L’illusione du reve,
scrisse inavvertito Paul Verlaine,
ma noi viviamo già in uno stato di veglia febbrile:
chi divise in questi
due mondi il giorno
e diede la palma
al mattino della luce,
del lavoro in ufficio e l’ora del pranzo?
Chi decise e chiamò vita vitale il giorno
e tempo perso o falso il sogno?
Forse noi fummo creati
per il sogno
e l’agire alla luce del giorno
è solo
la preparazione al mondo notturno.
Il dio Morfeo ci fece
di ombre e frammenti,
di diafani esseri
che mi guardano
veri più veri
di quelli del giorno
con occhi espressivi e caldi
e parole convincenti.
Hypnos ci modellò,
il figlio di Nyx, il fratello di Tanato,
giovane nudo alato col pappagallo in mano
e noi stessi siamo ‘oneroi’,
creature di Fobetone e Fantaso,
che dice non la falsità,
ma un’altra verità ignota
a noi diurni.
Noi dovremmo anzitutto,
appena svegli
con le cispe sulle ciglia,
ancora in quell’altalena fra il torpore del sonno
e il chiaro abbacinìo,
noi dovremmo subito-
prima che il sogno scappi
per sempre-
rimembrare il sogno e raccontarlo
e scoprirne non solo
i significati profondi,
quelli che noi solo
–i sognatori —
avvertiamo come veri
e incorruttibili,
ma il sentimento che quel sogno
ci ha lasciato,
partendo per altri lidi.
Non viviamo tutti in un sogno,
In una ininterrotta sonnolenza?
Our life is twofold, sleep hath its own world.
Duplice è la vita
e il sogno ha il suo proprio mondo.
Noi dovremmo,la mattina,
correndo insonnoliti
recarci dal conduttor dei sogni,
il personal sleeping
che ci insegni
modi e tecniche del sogno
e giungere alfine
a governare i sogni,
chessò voglio sognare mia madre
che troppo presto abbandonò
questo luogo di sofferenza e di delizie
e il sogno opplà obbedisce:
mia madre appare,
io converso
con la mia bionda genitrice,
lei mi ricorda i vecchi tempi
dell’infanzia,
la piccola casa con l’orto
e le marmellate estive.
Entriamo. E’ un ambiente giù a scalare,
c’è un letto scomposto
e le luci rancide a malapena
illuminano i muri.
Nella notte insonne
tele di ragno e ragazzi
vocianti seduti sul marciapiede.
Altri dormiranno su letti disfatti sui quali
sostano cappelli e cappotti
che qualcuno ha lasciato.
La vecchia usuraia dorme
e ronfa
al piano di sopra.
La piccola morte è trascorsa. Mi desto,
quel mondo notturno è finito,
quest’altro mi appare, confuso e
non so più in quale dei due regni
mi avvierò, traballante.
Anche il grande Piero sognò il sogno
di Costantino.
Ecco, ecco la vigilia della battaglia
è giunta,
sono gli uomini ansiosi
di misurarsi nell’agone
e lo stesso imperatore
a mala pena sonnecchia,
sorvegliato da due guerrieri
arcigni.
Un valletto veglia seduto sul letto
dell’Imperatore,
con la sua veste bianco-rossa
Quasi Lui si vede già alla pugna
selvaggia,
a quel giorno
che incrocerà Massenzio
e si decideranno le sorti di Roma.
Quand’ecco che un angelo,
nel sogno vellutato dell’alba,
gli porta la rivelazione:
‘in hoc signo vinces’, Costantino,
Dio è con te.
E’ forse solo un sogno
quel sogno-profezia
che muta gli eventi della storia
e fa sorgere
l’editto di Tessalonica?
O forse quel sogno viene
da altri strati della coscienza,
che prevede il futuro
e conosce ciò che accadrà,
perché tutto è già scritto
nei disegni ultraterreni?
Sigmund proclamò che i sogni non son altro
che i nostri desideri
espulsi dall’inconscio,
ma non sono forse desideri
tutti i nostri atti
quotidiani?
E i pensieri sono fantasmi
che attraversano la mente
incontrollati
o esseri reali?
E che significa, alfine, la parola ‘reale’?
Siamo forse noi – che scompariamo in breve nel nulla – reali?
Nel sogno ero un impiegato
della polizia francese
addetto a ricopiare
documenti.
Era un ufficio lungo e rettangolare.
Qualcuno mi chiese di scegliere il poso
In cui sarei stato
per la vita intera.
Scelsi quello illuminato dal sole.
Lì avrei per sempre
fatto il copista.
All’entrata due tizi,
uno dinoccoluto
con l’orologio a cipolla
che ripetutamente osservava
l’altro con baffi larghi
e un cilindro sulla testa.
Nell’ufficio, durante il primo giorno
di lavoro, incontrai mia sorella.
Piccola, emaciata,
triste lo sguardo
di chi ha vissuto
una grama esistenza.
Forse è una vicenda di altre vite trascorse,
il ricordo di un’antica
reincarnazione?
Il sogno era chiaro
e nitidi i suoi personaggi,
potrei anche adesso riconoscerli.
Quale differenza con coloro
che incontro per strada la mattina,
quando mi reco al bar
per un caffè rigenerante?
E perché mi parli in metafore,
sogno,
come se tu usassi la poesia
come strumento del comunicare
Come se tu fossi una voce arcaica
che mi suona
da infinite lontananze
e disdegnassi le parole piane?
Perché – se vuoi dire ‘stabilità’,
mi presenti l’ancora
e scendere da una scala
è inabissarsi nel proprio Io,
Un telefono che squilla
qualcosa che viene ora alla luce
E la scatola vuota
una delusione
che mi colse?
Perché, per dire ‘attento!’ e ‘sii mobile’
hai bisogno del fuoco?
Non lo sai dire direttamente,
senza sotterfugi,
senza sottopormi a un’ermeneutica
continua?
Entravamo
—–Chi altro c’era? Qualcun altro c’era,
avvertivo la sua presenza,
ma era ombra, alito —
Entravamo nella chiesa di Saint Eustache,
a Parigi,
il tempio con le volte alte,
severe.
Uscivano persone a frotte,
ciascuna con un mazzo di fiori in mano,
come dopo una funzione
o un evento festoso.
Cercavamo un altro portone
d’ingresso, laterale
Che significa, tutto questo?
Una festa in arrivo,
e io che cerco un’uscita secondaria
nel tumulto della gente?
Nel secondo anno del suo regno
Nabucodonosor fece un sogno,
che rese agitati i suoi sonni.
Il re chiamò gli indovini,
che gli spiegassero il senso.
Vi metterò a morte,
se voi non mi direte
cosa sognai.
I caldei e gli incantatori
Tremarono,
ma venne Daniele:
“Tu stavi osservando una statua enorme
Testo petto e braccia d’argento,
ventre cosce di bronzo,
gambe di ferro e di creta.
Una pietra si staccò dal monte
E frantumò la statua.
Il vento portò via i frammenti.
Significa che dopo di te
verranno altri regni
ed un regno imperituro”.
Si prostrò il grande Nabuconosor
ai piedi di quell’indovino
che gli aveva rivelato il futuro:
“I sogni sono veri”,
disse Daniele.
Ora guardo il giardino,
è mattino inoltrato
e il gatto sonnecchia
al primo tepore
primaverile.
E’ forse questa immagine
meno labile di un sogno?
Fra mille anni e per sempre
chi sarà stato più sogno
Io o tu, lettore,
o i sogni che
ci frequentarono la notte,
imprevedibili?
Forse è davvero tutto un sogno,
come dice Calderon de la Barca
e noi che ci crediamo viventi
non siamo che larve di sogni.
E davvero, allora,
tutto finisce
non quando la vita finisce,
ma quando finisce il sogno.