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Il mondo di ‘dove’: il comandante sulla tolda

Il comandante a stento si mantiene
in equilibrio con le grandi braccia
sulla prua traballante del veliero
accecata di bianco
nell’azzurro cobalto del cielo

Davanti a sé il comandante
vede con occhi sorpresi,
-più che preoccupati,
indagatori,
nell’alba che sorge
timida una luce all’orizzonte

Osserva il mare
che si innalza con onde vertiginose
e discese verso gli inferi,
abissi di capodogli e plancton

Il comandante è un uomo rude,
ha visto mille marosi e mille volte
la morte lo ha sfiorato
con una lieve carezza,
ma al contempo è tenero
come un fanciullo,intuisce che quel mare
diabolico e mistico
nasconde un segreto.
Si sforza di carpire il mistero,
ma sa che occorrono occhi speciali
che guardano oltre
le parole dei marinai vocianti,
oltre i pensieri e i mefitici sogni,
oltre il teatro superficiale del mondo.

Il comandante intravede
come in una nebbia fittissima
calata all’improvviso
(o forse è un’allucinazione?)
Il mondo che verrà
ma che già si evolve e muta

ogni attimo che scorre,
perché la storia srotola
il suo tappeto senza sosta.

Scruta il futuro in cui il vetusto
concetto di nazione
è divenuto relitto del passato.
Ogni umano scivola leggero
da un luogo all’altro del pianeta.
E che,forse gli umani sono peggio delle merci,
che loro sì già ovunque da un pezzo liberamente viaggiano?

-Eppure ci fu un’epoca così,narra una voce fuori campo

Nessuna malinconia o stordimento
prova il comandante.
Ci fu il tempo delle caverne
e quello delle tribù,poi venne il villaggio
e la città-stato fu ritenuta
la forma perfetta dello stare assieme.
Prima e dopo imperversarono Imperi e monarchie,

finchè fu l’ora della nazione
che radunò diversi
in una nuova unità
e fu un’invenzione illuminata della storia.
Ma ora,addio nazione gloriosa per cui
dettero la vita senza pensarci un attimo
eroi invincibili
che gettarono cuore e sogni nella
terribile pugna.
Li ricordiamo tutti,stelle fulgide e immortali
dell’ideale di nazione:
il libertador Simon Bolivar
che costruì quasi con le sue mani la Bolivia
nel cuore meridionale dell’America

Sandor Petofi di cui risuona ancora il verso ungherese:
“La libertà l’amore/di questi due ho bisogno”

Il mitico Pancho Villa
con le sue mille rivoluzioni
per la patria amata,

lungo gli altopiani infiniti del Messico,
sopra le groppe di cavalli esausti

Chi può dimenticare Agostino Neto,
il padre dell’Angola,
poeta che fu icona e simbolo
coi suoi versi acuminati:
“Noi dell’Africa immensa/al di là del tradimento degli uomini/attraverso
foreste maestose…”

Nelson Mandela
architetto della sudafricana nazione ,
le sue lunghe prigioni desolate,
i suoi sogni sempreverdi

Musfata Kemal Ataturk:
lui è la Turchia di Ankara e la lira

E Giuseppe Garibaldi,Pisacane,l’algido Mazzini,
tra cruente battaglie,camicie rosse,
fughe ed esili

con l’ossessione di un’Italia finalmente unita,
dalle montagne valdostane a Canicattì

………..Interminabile è la lista gloriosa degli eroi
che consumarono la vita
per un dolce sogno,soffrirono tanti inferni
e fame e stanchezze indicibili
Forse furono inutili i sacrifici loro?
Forse fu tutto vano vivere al limite del rischio,
sfidare la morte a viso aperto?

—No,no (dice una voce fuori campo),
in quel brillìo della storia
furono l’avanguardia
e colsero il loro tempo
da grandi artisti
e uomini d’ingegno

Ma la storia è una macina
che travolge ogni cosa,
che muta e manda in mille pezzi

le accumulate certezze.Che sbriciola e nel contempo edifica,
lungo l’inesauribile
movimento del tempo

II

Ora un altro comandante,
su un bastimento mercantile
perso nell’Oceano silenzioso.
Un altro comandante
(corpulento,scuro di capelli e carnagione),
anche lui immerso in una nebbia infernale

sulla prua in piedi
intravede come in un film
immagini di una terra desolata

La terra fumiga appena crepitando qua e là,
come un caminetto che va lentamente spegnendosi
e assesta ancora gli ultimi raggi di vita,
su campi desertificati
e brulli e tristi e mortiferi

L’aria mefitica
In cui di rado qualche umano

lacero a stento cammina
come un cieco
o uno
senza meta o destino.

Tutto è già avvenuto.
L’aria pregna di anidride carbonica
per i gas erogati senza pietà
dalle mille e mille industrie
che dovevano dare prosperità al mondo
e invece dettero morte e malattie e indicibili sofferenze.
Rare molecole di ossigeno
assorbono avidamente
uomini in crisi di ossigeno
con le bocche spalancate

Tutto accadde.
Gli umani si distrussero
In lunghe interminabili guerre
combattute con armi le più letali,
dall’uranio impoverito

all’inquinamento delle falde acquifere,
spargimento di germi portatori
di orrende malattie.

Gli uomini si eliminarono per la poca acqua
e le infinitesime risorse del pianeta

Si sfidarono,si succhiarono il sangue,
persero l’uso della parola arrotondata
e si esprimevano con suoni gutturali
come una regressione alla scimmia
e peggio ancora

I radi sopravvissuti tornarono nelle caverne,
come nei tempi del Quaternario,
poiché le città furono
cumuli di macerie
solcate da bande di nuovi unni
che tutto depredavano
e le donne erano stuprate
nelle strade con risate di faina.

Il comandante nell’alba
ha un moto di tristezza e disperazione:
sarà questo il mondo che verrà?
Il futuro che promettiamo
ai nostri figli?

Nel rollìo della nave ha un mancamento
e quasi vorrebbe fermare il tempo
che va verso l’abisso
e la rotta stabilita.

Si mette le mani sul viso
per non guardare più quella terribile visione

e spera piangendo
che sia solo un incubo
causato dalla stanchezza e il sonno mancante
e una mente che inclina al pessimismo

E’ solo forse un sogno,
pensa il comandante

e torna rapido,
stupefatto,
nella sua cabina.

III

Il terzo comandante
stavolta è basso e calvo,
ha un giubbotto marrone
che il vento gonfia a dismisura

Anche lui sulla tolda
della nave petroliera
nel primo baluginìo dell’alba

tra la nebbia
che impedisce una vista chiara
all’orizzonte

Ma ora l’aria si squarcia
e appare una limpida allucinazione

Con gli occhi il comandante penetra
il futuro che verrà presto
tra squilli di tromba

Vede il mondo di Dove,
governato da un solo sovrano assoluto
che ad un semplice gesto
muove schiavi come pedine

e sottoposti e senatori

E’ il mondo perfetto e mite,
dove umani come robot
compiono il lavoro quotidiano

e parlano tra loro
con frasi preconfezionate
(perché costringere il cervello
a cercare ogni attimo la giusta espressione,
la parola che spieghi ?)

Tutto è censura,
nel mondo di Dove.
Ma è una censura amica,
sorta per offrire
a tutti l’agognata felicità.

La funzione del Parlamento
è applicare la censura.

Compito arduo,si sa
perché c’è sempre qualcosa o qualcuno
che esce dall’ingranaggio
costruito negli anni
con pazienza certosina
E’ compito arduo
imporre(ma lo si fa per loro,è ovvio!)
l’unico pensiero

C’è bisogno di tanti pensieri?
E’ lo slogan trasmesso in televisione.
Bisogna inseguire la massima semplicità:
meglio un solo pensiero,
è più comodo e facile,
fa vivere meglio,
senza tentennamenti e ubbìe.

Perché gli uomini errano
e sono sempre pronti a trasgredire,
a vedere il mondo capovolto.

A desiderare un’altra società,
a sognare stravolgimenti,
ma questo è un tarlo
che li illanguidisce
e uccide lentamente.

Così chi pensa il ‘diverso’
al primo accenno
(una parola,un comportamento,
una smorfia,un’allusione)
dev’essere immediatamente catturato
e internato
in centri specialistici
per il lavaggio del cervello
e una corretta ‘rieducazione’
di quell’essere asociale e lurid o

Alla fine del percorso,
di elettroshock e farmaci potenti
sarà forse riammesso nel mondo di ‘Dove’,
ma avrà cento occhi addosso,
chè il male non risorga

Mille orecchie ascolteranno le sue parole,
mille spie pronte alla delazione,
perché servire il potere
è considerato il valore più alto
e dà vantaggi infiniti

In quel mondo
tutto perfettamente fila,
come l’ingranaggio di una bicicletta

Anche i libri-è naturale-
vanno censurati,
perché non immettano
dubbi nelle menti deboli

E’ ufficio altissimo del grande Bibliotecario,
coadiuvato da schiere di censori,
controllare libro per libro
e dichiarare con bollinatura
l’ammissibilità della lettura

e così per ogni media e Internet e giornali
occorre la statale autorizzazione

Il comandante si ritrae
un po’ sconsolato da quella visione,
che per un attimo
gli ha mostrato squarci di futuro

China la testa,farfuglia qualche parola
Incomprensibile,
poi lascia la prua e scompare
nel ventre ferroso della nave.

Pubblicato in Poesie