I
A. Ora che viene l’estate l’aria di ciclamini ha invaso le strade
Io penso alle albe col vomere dentro i solchi della terra
La grandine omicida il bosco di olivi squarciati
Le gemme di mandorlo in febbraio
Penso il gelido vento riarso di brughiera
Lì perimetri acuti e vista d’aquila e tramonti sangue vivo
E terra flagellata e rude lavoro dei campi di facce liquefatte
E facili giochi di bimbi e antichi saggi otri d’esperienza
E coppie bramose si amano sull’erba ridendo
B. Nella mia città il sole si è sbriciolato nelle nebbie
In cento smorti aironi di fuoco
L’ultimo gabbiano arranca avvelenato in stanchi giri
Giovani impallidiscono astenici su grige panchine pittate di fresco
Il freddo ha tracce tiepide di gas fosforescente
Moine di metano e nicotina alla luce dei lampioni
Dove baci obitoriali sono l’addio di innamorati
Tenebre e bassa voglia d’esistenza
Qui tutto lentamente muore affogando nello stagno senza fine
C. Vroom vrom…vrooooom!
—Sono le 19 e 1.
Piove nuvole e carbone.
—Io faccio le 19 e 4.
Case di lumache e perle luride
Dentro gusci di latta.
—Si scende!
Fermata facoltativa.
Vrom vrom…vrooooom!
I clown quotidiani manovrati da fili per le strade.
—Eppure son pronto a scommettere
Che sono le 19 e 1.
Capolinea.
D. —I bambini hanno studiato la lezione.
La maestra dice bene. Sono educati e remissivi.
Comprensivi. Igienici e belli.Parlantini.
—saranno avvocati o generali.
La primavera esplode,
sta esplodendo nell’aria.
—Hanno visto Carosello.
—Comunque a cena scatolame.
Il treno sbuffando
Disegna un ti amo di fumo.
—Carlo è stato promosso
dirigente.Comprerà la spyder nuova
e d’inverno andrà a sciare a Cortina o sul Gran Sasso.
—Beati qui possunt!
Fuori il vento ulula parole di fuoco
L’invito è dolce sferruzza una vecchina
E. L’amore è un coniglio selvatico
Avendo in faccia la morte
Straripa fiume dagli argini
Inonda rinsecchite coltivazioni
Aridi cespugli in catalessi
—Apri le cosce,non ho tempo
—Ieri sera ho comprato la blusa
di lana mi dona è verde
L’amore serra la vita in un grumo
Parla divine parole brillanti l’amore
—Ora starò meglio per una giornata.
Ci vediamo domani. Solita ora.
—Solito posto.
—Solito
La donna nuda gira la testa piangendo.
Inconsapevole.
F. Ho conosciuto la mia società
Il terrore mi ha preso alla nuca
Come un tumore incurabile
E lancinante
Da noi le spalle diventano ricurve
Per gli inchini
Al protettore di turno
Per un posto di lavoro
Seduti al bar del ‘Rosso e Nero’
Sogniamo la rivoluzione proletaria che verrà
Inevitabilmente (Ipse scripsit)
A raccogliere i frutti marciti della borghesia
Da noi o diventi barone o schizofrenico.
II
A. Ora digrigno i denti al marxismo etichettanteII
Solidarietà di classe sfruttata
Sentenziano i Sacri Testi
La Norma dell’utilità
Creso che viaggia in Rolls-Royce
Porta dentro il destino della condizione umana
Perché denaro chiama denaro potere vuole potere
E la meta è l’infelicità.
B. Ho mente di ragno delirante
Strutture e paradigmi muoiono nella bocca amara di terra rugiadosa
Mi chiederanno il senso ermetico di un verso
Divento fumo locomotiva dai capelli spinati
E il limpido cristallo barometrico
Che vive anch’esso in me
Mi consegna alla categoria dei vaghi ragionatori metafisici
Il cui destino è perire nei flutti della storia
C. In verità in verità vi dico
che è una scimmia pazza la mente
Liane arrotola di zigomorfi fiori tropicali
E non ritrova più il primo capo
Scala trionfante nevai e montagne eccelse
Ma non giunge mai alla fine mai alla cima
Percorre meandri interminabili
Che sembrano finire all’orizzonte
In verità in verità vi dico
Che è ambiziosa la mente
Ovunque è certa di poter lasciare
La sua logica orma nel fango
Onnicomprensiva nulla lascia al caso
O all’immaginazione,la mente
Così erigemmo esistenze monotone bastarde
Uffici putrefatti burocratici
L’uomo-ragno tesse la tela
Per poi disfarla senza posa
Così la Terra centrale di programmazione
Ha stuprato ogni luogo di favola per l’uomo
Biancaneve il mago Merlino la fata turchina
Chiusi in un antro buio sottochiave
Così l’uccello-flauto nell’aria
E’ solo un pugno di atomi in moto
In verità in verità vi dico
Diffidate della scimmia pazza
Cavalcate il puledro indomo
Del puro intuito del primordiale istinto
L’approdo sarà terra di meraviglia
D. La mia mente esplode immagini di sogno
Alza vele verso luoghi ignoti
Dove gabbiani chiedono brontolando cibo
Tranquilli pescatori conversano coi pesci
Soli occidui ipnotizzano poeti lattiginosi
Matite policrome disegnano versi metallici nel cielo
E. I poeti sono la luce del mondo gli astri luminosi
Che espandono estatici raggi
Per questo rinascono ogni tempo in ogni luogo
Come le stagioni ritornano finchè avrà vita l’universo
E tornano al formicaio le formiche
Finchè non è compiuta l’opera loro.
F. I poeti sono la fanghiglia del mondo
Inseguendo albe incantate si gettano in pozzi di letame
Per colmare i vuoti d’esperienza
Inutili rovi selvatici cresciuti naturalmente nei campi
III
A. La mia tribù ha ripreso il cammino
A stormi aspettiamo muti
Il silenzio è piombo fuso
Qualcuno dice che questa volta
Questa volta troveremo il luogo
Che la sorte ci ha assegnato
E non vivremo più in esilio e di speranza
Ora lasciamo indietro oggetti la vecchia casa di catrame
Bidoni diffusa spazzatura per le stanze
Trucioli fotografie di tempi andati
Il pino centenario cantava nei nidi di merli
La gazza a volo radente verso l’oro alla finestra
Dentro un cielo d’ellissi ritornerò ritornerò con te
Ti mostrerò le cianfrusaglie della mia memoria
La muffa le cere dei musei
Ti spiegherò l’edera appassita l’intrico delle ortiche
Mentre qualcuno giocava con la bambola
O forse era un bimbo?
Sulla sedia a sdraia righettata mia nonna sorrideva
Lavorando a uncino sotto il pergolato
Rubavamo fichi nell’aria elettrizzante
Di carri di grano dalla mietitura e canti di bucolica
Tutto è perduto con le pazze corse in bicicletta
Sta rinchiuso nel pendolo oscillante a richiami oscuri
Tutto è perduto io non so come è avvenuto
B. Mi strugge questo albero solitario dalla mia finestra
Sarà un olmo o una quercia
I rami che si vanno sfilacciando
Foglie smunte un’aria da pensionato
Che attende la morte seduto in panchina
IV
A. Rientrerai rientrerai nel magma celeste
Intelligente idiota progettista insensato
La biga scioglierà nodi contraddizioni inestricabili
Marx e Bergson a braccetto sulla strada
Cristo spezza il pane ubriaco di negramaro a diciotto gradi
Lenin ammansisce il lupo
San Francesco scalzo veste in smoking
Gandhi il mahatma e l’imam supremo
All’osteria davanti a un boccale di birra
E mezza filigrana di formaggio
Luce spazio millesimo dimensionale
Aspetta il millennio la scoperta unica l’amore
Impazzisce la molecola attorno al nucleo
Sceglie percorsi diversi
Dialoga l’asfalto della strada sotto casa
Col muro della Banca Nazionale
Il ginepro del giardino sussurra parole di poesia al contadino
L’astronave parte domani e torna oggi
Per Zamor mondo remoto 16.ma galassia 7.pianeta
41.ma influenza stellare astrologico stellare
La morte la vita la vita la morte la vita
Semeiotica pazza tutto è continuum
Invenzione ininterrotta teatro in atto con soluzione bendata
Trasparente carta sofferta velina
Vascello aereo sulle onde soprammobile
Suonata è la sirena il viaggio è lungo
Mi sistemerò in cabina
B. La luna guarda inebetita la città ghiacciata
Tetti terrazze balconi dai fiori candidi in fila orizzontale
Leggero acuminato vento di tramontana spinge le nuvole in cielo
Schiaffeggia sonoro la mia faccia
Rintana gli uccelli dentro i nidi
Un grumo di vento portato dal tempo incalza brividi
Fantasmi vivi mi attraversano il corpo vuota malinconia
Il sapore ritrovato di pensieri terrigni di altri tempi
L’odore aspro del ragù sul fuoco
Esistenze monotone meravigliate
La strada di ciottoli è in salita
I ciottoli tra l’erba a ciuffi in calpestata vergine
Ritte coscienze animati fili d’erba
Strada costeggiata muro scurito da qualche fumo di ciminiera
Senza poesia di spazzacamino esile
Solitudine
E’ un’orgia d’illusione vederti compresa immagine in un altro
Il sasso è un mondo diverso inconoscibile
Il fiume scorre la vita scorre non c’è fermata
Sfrenata amara con immense ali di falco verso la morte
Orizzonte basso levigato mattone
Un uomo addormentato su una nube trapassa sulla luna
Cupo fetido odore salmastro di cadavere fresco
Timore presenze invisibili parlano mai sentite
Il flauto del vento musica sinfonie tra gli alberi
Fischio stridulo non sopportabile voglia di urlare
Sulla strada presenze invisibili non vedo
Al fondo della strada una caverna
Viscide pareti popolose di pipistrelli in miniatura caricaturali
Ed altri immondi vermi con teste umane agonizzanti ridenti
Sputano venefici liquidi schiumosi saliva gialla saliva
Membra disfatte paura folle indibile
Graffiate unghie lume della scrivania
Sogno libri verità lerce canzoni
E pensare che basta oltrepassare la caverna
Il tempo fermo è là
L’amore la valle fiorita la musica l’estasi
Il bene il male rivelato è di là.
C. Germogliai un giorno dalla terra
Lavoravo radici nell’oscurità
Sentivo alitarmi un’anima di acque
La notte della creazione
Fotoni di energia ramificarono
Un giorno dalla terra germogliai
Chiarore abbacinìo universo
Mi annegava in estasi vitale
Gangli assurdi mi tenevano
Io volevo volare fin dove inizia il cielo
E più ancora io volevo!
Ma erano pileorize e tuberi catene al suolo
Lombrico eternamente consacrato
A strisciare nella melma
Quando compresi il mio destino
Lanciai spore al vento di marzo
Che nidificassero altrove
Virgulti più verdi di me
Che i figli si allunghino in alto nell’aria
E mi considerino un relitto della terra!
V
A. La donnola ha i tuoi occhi di stupore
Quando incontra la luce
Mille volti giocano sulla luna a rimpiattino
E ognuno sei tu
B. L’amore l’amore l’amore
E’ un ristagno di luce
Il fluire del sentimento
Per canali sotterranei
Questa rabbia impotente
L’inquietudine di sempre
Si dissolve in mille fosforescenze
Di alghe al tramonto
E’ un rincorrersi di lucciole,la notte
Il canto assordante di cicale in cieli di fuoco
L’amore l’amore l’amore…
C. Ti prego
Ama il fratello vicino di casa
(Tutti ti sono fratelli)
Compiamo insieme il nostro breve tragitto
Senza litigare o tirare morsi
Per l’orgoglio di giungere primo
Sia santificata la tua vita
Fiorisca il tuo regno
Come un boccio di geranio
Atteso da millenni
Nel nostro orto di speranza
Per sempre,nei secoli dei secoli
Amen.
(Il monologo ininterrotto, Arti Grafiche Andriola,Palo del Colle, 1973.Ristampato nelle edizioni ‘La Vallisa’(1975) e in Io & la scimmia pazza,Forlì,Forum,1984)